LA VOCE REPUBBLICANA
giornale del Partito repubblicano italiano
Roma
Regione:
Lazio
Editore:
Tipografia Coluzza, Tipografia Velograf
6 ottobre 1943
Data fine:
4 giugno 1944
Partito repubblicano italiano
Tipologia:
politica
Appartenenza politica:
repubblicana
Scheda storica
Il giornale - l’unico non comunista - aveva dovuto sospendere le pubblicazioni nel 1926 a causa delle misure restrittive alla libertà di stampa, riprendendo a uscire in clandestinità dal 1° agosto 1943 al 4 giugno 1944, per un totale di dieci numeri: i primi otto stampati presso la tipografia Coluzza in via degli Scipioni e gli ultimi due preso la Velograf, con diverso formato. Fu prodotto con una tiratura di 3.000 copie circa.
Tra gli animatori della ricostruzione del partito repubblicano, dopo tanti anni di silenzio, Giovanni Conti, che per un ventennio aveva serbato intatta la tradizione politica e culturale del repubblicanesimo e che dell’«Italia Repubblicana» divenne direttore, convinto che il foglio dovesse costituire lo strumento fondamentale per condurre la battaglia repubblicana in un paese avviato verso la democrazia. Giovanni Conti operò assieme a uno stretto numero di collaboratori: Cino Macrelli, Oliviero Zuccarini, Giovanni Pasqualini, Giorgio Braccialarghe.
La stessa veste tipografica, più angusta di quella degli anni Venti, testimoniava le difficoltà dell’attività giornalistica dei repubblicani e rilevava l’integrale volontarismo con cui il direttore, insieme ai pochi giornalisti, tutti militanti, tentò di assicurare periodicità all’organo del Pri. Contribuivano alle spese di tipografia: Enrico Costa, Giovanni Pasqualini, Ugo Ronchey.
Racconta Dante Conti, impegnato in prima persona nella distribuzione del foglio, come le copie fossero generalmente prelevate dal luogo di stampa da Giovanni Pasqualini, che le nascondeva presso il Palazzo di Giustizia, in via Cavour a Roma, nell’armadio in cui Giovanni Conti, avvocato, era solito riporre la toga o presso lo studio dello stesso, frequentato anche da altri simpatizzanti: Arnaldo Gioacchini, Lamberto Baietti, che era solito distribuire copie del foglio anche presso le Ambasciate Usa, di Francia e la Santa Sede, Franco Franchini, Antonio Pernarella, Giorgio Di Ricco.
Contemporaneamente al primo numero della «Voce repubblicana» venne stampato anche un opuscolo che esponeva il programma del Partito: «Per l’Italia di domani», prodotto in 15.000 esemplari.
Il lavoro di Giovanni Conti, nei mesi che precedettero la liberazione di Roma, si sviluppò su due diversi piani: quello organizzativo, attraverso la ricostruzione delle strutture del partito e quello progettuale, che faceva riferimento alla questione del chiarimento dei termini della questione istituzionale che il paese avrebbe dovuto affrontare a guerra finita. Proprio quest’ultimo era l’aspetto su cui il gruppo avrebbe dovuto concentrare la propria attenzione, cercando di fronteggiare l’attacco e la concorrenza dei partiti operanti su scala nazionale, come quello d’Azione, o su scala regionale, come l’Unione dei lavoratori italiani, che avevano già da tempo cominciato ad agire, rivolgendosi a settori di opinione pubblica tradizionalmente vicini al Partito Repubblicano, sulla base di idee e programmi che si richiamavano apertamente all’insegnamento della democrazia risorgimentale.
Fino alla primavera del 1944, «La Voce Repubblicana» aveva evitato qualsiasi affermazione che potesse apparire critica nei confronti del Cln e dei partiti che lo componevano e cercò contemporaneamente di instaurare un dialogo a distanza con i due leader dell’antifascismo non socialista: Benedetto Croce e Carlo Sforza; una linea che il foglio portò avanti fino al Congresso di Bari che, diversamente da quanto auspicato, finì con il segnare, invece, la sconfitta di quell’intransigenza per la quale si erano battuti, all’interno del Cln centrale, il Partito d’Azione e quello socialista, dimostrando come nel Mezzogiorno si fosse formata una sorta di alleanza che attraversava tutti i partiti che avevano potuto fare ritorno in Italia e i notabili dei partiti antifascisti disposti a cedere sia sul terreno istituzionale sia su quello dei rapporti con le potenze alleate.
Quando il 21 aprile 1944, il maresciallo Badoglio annunciò la costituzione del suo secondo governo, formato con il concorso di tutti i partiti del Cln, i repubblicani videro cadere le ipotesi di una possibile collaborazione tra il Partito e il Comitato.
Alla vigilia della liberazione di Roma, proprio dalle pagine della «Voce», il partito lanciava un appello rivolto al tutte quelle forze che avrebbero voluto e potuto opporsi con decisione alle manovre degli ambienti monarchici, auspicandole capaci di utilizzare ogni mezzo per rendere meno pesante l’ingerenza sulle scelte che spettano al popolo italiano.
Con la liberazione di Roma il Pri tornava a svolgere liberamente la propria attività, anche se fu costretto prima a vincere la resistenza delle autorità alleate, testimoniata dal fatto che la «Voce Repubblicana» poté riprendere le pubblicazioni solo il 18 giugno 1944, ultimo tra i quotidiani di partito.
Bibliografia/Sitografia:
M. Scioscioli (a cura di), I repubblicani a Roma, 1943-1944: La voce repubblicana clandestina, Biblioteca dell'Istituto di studi per la storia del movimento repubblicano, Roma, 1983.
E. Piscicelli, Storia della resistenza romana, Laterza, Bari 1965.
Autore della scheda: Eugenia Corbino
Numeri disponibili
1943 | agosto . Numero sn [1] | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> |
6 ottobre . Numero 2, anno 23 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> | |
20 ottobre . Numero 3, anno 23 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> | |
4 novembre . Numero 4, anno 23 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> | |
28 novembre . Numero 5, anno 23 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> | |
14 dicembre . Numero 6, anno 23 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> | |
1944 | 10 gennaio . Numero 7, anno 24 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> |
30 gennaio . Numero 8, anno 24 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> | |
25 aprile . Numero 9, anno 24 | Leggi il numero --> Vai alla scheda --> | |